Negli anni 70

Ing. Nestore Mazzei da bambino Ing. Nestore Mazzei da bambino

Quando Nestore e Franca arrivarono, il vero padrone di casa al Gelso, colui che dava il benvenuto all’aprirsi cigolante del portone in legno e ferro pesante, era Arturo. 

Arturo era un pipistrello, il progenitore di quelli che ogni tanto di notte ancora si vedono volare, amico caro di Nestore, che lo aveva, per così dire, “allevato”. Non era neanche insolito sentir procedere su solai poco fidati passi che, dopo il primo timore, si rivelavano essere di caprette, poco soddisfatte dei prati ormai brucati e perciò avventuratesi nelle stanze del palazzo. 

Si presentava così quando i giovani sposi, dopo le prime estati, avventurose quanto comiche nei racconti di famiglia, trascorsevi con Achille e Renata, decisero negli anni ’70 di trasferirsi stabilmente qui, lasciandosi alle spalle un comodissimo attico di una delle più centrali vie del capoluogo di Provincia. Acqua e luce furono conquiste progressive. 

Il riscaldamento al primo piano -abitato dai proprietari- quello dei camini, uno per ogni stanza. L’antico spanditoio, nel cui pavimento in origine si aprivano enormi bocche attraverso cui gettare le olive appena selezionate dai carrelloni al frantoio sottostante, è diventato un grande soggiorno rustico, al centro del quale un focolare dall’apertura larga e su misura per sedercisi sotto, è sempre stato ed è tuttora il cuore pulsante dell’intera casa. 

Al piano terra le casette dove sono cresciuti i coloni che vivevano e lavoravano lì, nei modi dell’antico rapporto di mezzadria. 

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